Una cellula, di solito, sa esattamente qual è il suo posto nell’organismo e quali compiti deve svolgere.
Le cellule staminali invece sono cellule dall’identità incerta, che non hanno ancora deciso quale mestiere faranno da grandi.

Quando una cellula staminale si divide, una delle sue due cellule figlie viene fuori sempre esattamente come lei: libera e indeterminata. Per questo si dice che le cellule staminali sono in grado di rinnovarsi continuamente, rimanendo identiche a se stesse di generazione in generazione.
L’altra figlia, però, è spesso causa di tensioni in famiglia; oppressa dal peso della libertà che ha a disposizione, decide di sistemarsi, cercandosi un lavoro preciso all’interno dell’organismo.

Nonostante la mamma staminale disapprovi profondamente la scelta della figlia, non può che aiutarla a trovare un’occupazione. Più potente – cioè influente – è la mamma staminale, maggiori sono le opportunità di inserimento che ha la figlia.

“Cellule” di Iacopo Leardini

Prendiamo ad esempio una famiglia di staminali residenti nel sangue.
Se la cellula staminale a capo della famiglia è oligopotente (cioè poco potente), le sue cellule figlie hanno l’opportunità di ricoprire solo un numero limitato di ruoli (potranno scegliere, ad esempio, se diventare piastrine o globuli rossi).
Se la mamma staminale invece è molto potente – o meglio multipotente – ha un’influenza che si estende su tutti i settori del sangue; e può offrire alla figlia una varietà di opzioni decisamente più ampia: essere globulo rosso o piastrina, certo, se questa è la sua volontà; oppure arruolarsi nel sistema immunitario, ricoprendo una carica a sua scelta.

Le cellule staminali multipotenti del sangue, quindi, possono rinnovarsi all’infinito – trasmettendo la propria libertà a metà delle cellule figlie – e al contempo spingere le rimanenti cellule figlie a ricoprire tutti i ruoli possibili all’interno del reparto sanguigno. In questa maniera, diventano fabbriche inesauribili di cellule, capaci di ripopolare l’intero sangue unicamente con le proprie forze.
Grazie a questa capacità, le staminali del sangue possono essere utilizzate nella cura di molte malattie, tra cui le leucemie.
In una leucemia, uno dei globuli bianchi del sangue subisce una trasformazione tumorale e inizia a riprodursi troppo rapidamente, occupando tutto lo spazio disponibile nel sangue e infiltrandosi anche negli altri tessuti. Le cellule tumorali si trovano sparpagliate dappertutto e quindi non si possono eliminare con un’operazione chirurgica. Per questo si usa la chemioterapia, un farmaco che si distribuisce in tutto il corpo e uccide le cellule leucemiche dovunque esse siano.

Perché la chemioterapia sia veramente efficace, però, bisogna che elimini tutte le cellule tumorali (altrimenti ricomincerebbero a crescere); e, per far questo, servono alte dosi del farmaco.
Ma la chemioterapia è dannosa per tutte le cellule che si riproducono attivamente e, durante il trattamento, muoiono non solo le cellule tumorali, ma anche le cellule non tumorali del sangue, incluse le staminali.

Senza cellule staminali, il sangue non si ripopola e il paziente non può rimettersi in salute. Per aiutarlo, bisogna fornirgli delle cellule staminali dall’esterno, trapiantandole da un donatore.
Il donatore ovviamente deve essere sano, ma anche compatibile: le cellule del suo sangue devono essere molto simili a quelle del paziente (per questo si tratta spesso di un fratello o di un parente stretto).

Fino a qualche anno fa, le staminali da trapiantare venivano prelevate dal midollo osseo del donatore – una specie di polpa spugnosa che si trova dentro le ossa. Per questo, la tecnica è meglio conosciuta come trapianto di midollo (osseo).
Oggi però è possibile prelevare le staminali semplicemente pescandole nel sangue del donatore.

Una volta iniettate, le cellule staminali trapiantate si trasferiscono all’interno del midollo osseo del paziente, vuoto e triste, e lo colonizzano, ridandogli nuova vita.
Nel giro di poche settimane, ricostituiscono da zero l’intera popolazione di cellule del sangue.

Approfondimenti
Hematopoietic Stem Cell: Self-renewal versus Differentiation
Bone-Marrow Ablation and Allogeneic Marrow Transplantation in Acute Leukemia