Quando una cellula diventa tumorale, prende una strada diversa da quella che l’organismo aveva predisposto per lei: cambiando le proprie caratteristiche e iniziando a riprodursi senza senso, compie un atto di rivolta potenzialmente molto pericoloso.

Per soffocare la ribellione delle cellule tumorali, l’organismo ha a disposizione un vasto e complicato corpo di polizia: il sistema immunitario.
Il sistema immunitario, però, non è nato per fronteggiare le cellule tumorali. I suoi bersagli naturali sono le minacce, soprattutto infettive, provenienti dall’esterno: virusbatterifunghivermi, eccetera.
Visto che sono millenni che combatte questi nemici, il sistema immunitario è ormai in grado di riconoscerli quasi sempre a occhi chiusi, con buone probabilità di sconfiggerli.
Quando il nemico viene dall’interno, però, – come nel caso delle cellule tumorali – la questione si fa più complicata.

“Cellule” di Iacopo Leardini

Per diventare tumorale, una cellula si sottopone a piccoli ritocchi, mutazioni che cambiano in parte il suo aspetto. Ma molte cellule tumorali rimangono comunque quasi indistinguibili dalle cellule normali, anche perché si mimetizzano con astuzia: nascondono quello che può attirare l’attenzione, e si ricoprono di molecole che hanno un effetto tranquillizzante sulle cellule del sistema immunitario.
Queste ultime, dal canto loro, devono fare i conti con il più importante dei comandamenti dell’immunità: mai attaccare le altre cellule del proprio corpo. E, infatti, le cellule del sistema immunitario che si mostrano troppo aggressive nei confronti di qualsiasi bersaglio interno vengono eliminate o “lobotomizzate”, cioè rese talmente apatiche da non riuscire più a rispondere a nessuno stimolo.

Il sistema immunitario si trova quindi in una situazione di stallo: vorrebbe intervenire, ma non osa farlo. Per sbloccare la situazione a volte è necessario l’intervento di speciali cellule chiamate cellule dendritiche.
Le cellule dendritiche pattugliano giorno e notte l’organismo, raccogliendo rifiuti – frammenti di cellule, proteine, materiale estraneo – che vengono poi ripuliti e presentati all’attenzione delle cellule del sistema immunitario, e in particolare delle cosiddette cellule T. (Le cellule T costituiscono uno dei reparti più efficienti del nostro sistema immunitario, che può organizzare spedizioni punitive contro le cellule tumorali, o ucciderle direttamente.)

Le cellule dendritiche sono quindi come informatori, che si aggirano per l’organismo raccogliendo indizi da analizzare. Il sistema immunitario si fida molto, forse troppo, di queste cellule. Se una cellula dendritica raccatta una proteina sospetta – di origine tumorale – ma si convince che non rappresenta un pericolo per l’organismo, la presenta alle cellule T sotto una luce così tranquillizzante da spingerle a non fare assolutamente nulla. Si stabilisce così una tolleranza nei confronti del tumore, che può continuare a crescere indisturbato.

Se invece la cellula dendritica, togliendosi le ragnatele dagli occhi, riconosce la pericolosità di quello che ha trovato, può far scattare l’allarme. Questo può forzare le cellule T a mettere da parte la propria naturale prudenza e attaccare il cancro, spesso con successo.
Se il sistema immunitario non riesce proprio a svegliarsi da solo, a volte è possibile dargli una mano dall’esterno.

Negli ultimi anni infatti sono stati sviluppati degli anticorpi, usati come farmaci contro il cancro, che si attaccano alle cellule T e le spingono a ignorare i rassicuranti segnali esposti dalle cellule dendritiche (o da quelle tumorali). Liberate dai freni inibitori, le cellule T diventano molto più litigiose e si appigliano a qualsiasi pretesto per montare su tutte le furie.
Se a irritarle sono le cellule tumorali, le cellule T le riconoscono (finalmente) come nemiche, e le distruggono; e poi vigilano affinché non ritornino mai più. Per questo, i pazienti che rispondono alla terapia con i nuovi anticorpi hanno raramente delle ricadute, e in molti casi potrebbero essere guariti.
Se invece sbagliano bersaglio, le cellule T attaccano le normali cellule del corpo, causando spiacevoli effetti collaterali, dovuti all’aumentata aggressività del sistema immunitario.

Fonti e Approfondimenti

Checkpoint blocking antibodies in cancer immunotherapy
The production of armed effector T cells